domenica 28 marzo 2010

Tokyo based e l'odissea del mio monitor.

Finalmente dopo innumerevoli peripezie e intoppi sono approdato a Tokyo con un visto che mi consente di stare per 2 anni. Salve a tutti! :-)

Quest'oggi anzichè parlare di fotografia vorrei parlare di spedizioni. Perchè? Il motivo è il seguente.
Per produrre fotografia (ma soprattutto grafica) non basta una macchina fotografica e un computer ma servono tutta una serie di strumenti ausiliari, nel mio caso un monitor 24" , nello specifico un apple cinema LED.
Qualcuno ha mai provato a trasportare un monitor di 24" pollici pesante 10kg (15 con l'imballo) da un continente all'altro? Io si. Questa è la mia storia..

In questo mese del 2009 iniziai a pormi un quesito, come portare il mio bellissimo monitor, comprato soltanto a Marzo, a Tokyo, città dove mi sarei trasferito qualche mese dopo. Le ipotesi che si presentavano èrano duplici: vendere il monitor anzi svenderlo visto il suo prezzo elevato o portarlo con me, spedendolo o imbarcandolo a bordo dell'aereo.

L’AMARA SCOPERTA Febbraio

Per un mio scrupolo tre giorni prima di partire telefonai all’Alitalia. Perché non l’ho fatto prima? Perché sono un pigro di merda, ecco perché.

Spiegando alla gentilissima signorina il mio problema logistico mi sento dire che:

non solo imbarcare 9,5 kg di bagaglio a mano in classe Economy non è possibile ma anche l’impossibilità di portare a bordo “quel” monitor dato il loro Glass display, ovvero il vetro. Portare vetro a bordo di un aereo specie di quelle dimensioni è vietato. Il motivo? CORSO PRATICO SU COME DIROTTARE UN AEREO CON UN APPLE CINEMA LED DISPLAY 24” : step 1 - imbarcare il monitor come bagaglio a mano; step 2 – una volta decollato l’aereo recuperare il baglio a mano da i vani sopra la testa e tirare fuori il monitor, quindi con una decisa gomitata (se ci riuscite) rompere il vetro in modo da crearne del frammenti dalle dimensioni di 15 cm x 3 cm; step 4 - avvolgere uno dei frammenti con un panno così da non rischiare di tagliarsi la mano; step 5 – chiamare la hostess più carina a bordo, distrarla con una stupida lamentela e quando meno se lo aspetta – zac! – puntarle il frammento alla gola; step 6 – farsi condurre dal pilota e scegliere la meta che più si preferisce ma attenzione tenete d’occhio il carburante!

Ebbene si… no, non scherzavo, l’alitalia mi ha detto che io potrei rompere il mio monitor (prezzo di listino 846 euro) e usare i frammenti a scopi violenti. Sorvoliamo.


L’ILLUMINAZIONE Marzo

Girando su internet trovai vari forum nei quali c’èrano altri disperati che, come me,

avevano avuto il modo di trovarsi in questa situazione. Leggendo i vari pareri èra uscita fuori questa parola, “CARGO” , che per associazioni mi riportò immediatamente ad una sigla: Alitalia Cargo.

Quello che feci subito fu di telefonare alla ditta in questione la quale mi subbappaltò ad uno dei loro spedizionieri di fiducia: ISG.

Fatte le telefonate di riferimento la signorina al telefono mi fa il preventivo. 150 euro spese incluse. Ci sto. Spedisco e ritiro il pacco al Cargo gate di NARITA. Niente di più facile…(povero illuso). Imballai il monitor nella sua scatola e mi recai a Fiumicino dall’ISG. Fatto, spedito, pagato. Sarebbe arrivato con il volo del giorno dopo, ovvero sarebbe arrivato a Narita un giorno prima di me, giusto in tempo per gli sdoganamenti di routine.

Ignorando quasi volutamente i 120 euro spesi per l’iLugger nuovo di zecca e totalmente inutile a questo punto, tornai a casa con un groppo nella gola dato dall’ansia per il mio monitor in volo senza di me.

L’ODISSEA a Tokyo

Arrivato a Narita chiesi subito notizie sull’ubicazione di Alitalia Cargo, ma dopo una lunga consultazione tra doganieri perplessi la risposta che ricevetti fu un numero di telefono. Dopo i primi momenti di pura disperazione mi avviai verso i telefoni per chiamare Alitalia Cargo a Narita. Dalla telefonata ricevetti un indirizzo, niente di più facile, così trovato un tassista e consegnato l’indirizzo, caricai tutto sul taxi pensado che il grosso della situazione èra stato fatto.

Arrivati, a 10 min di taxi dall’aereoporto, di fronte all’entrata della zona cargo, il tassista mi fece scendere quasi in mezzo la strada, perché ovviamente non èro in possesso del badge per entrare. Così caricati i miei 30kg di bagagli sulle spalle, mi avviai al gabbiotto del doganiere/finanziere/uomo in divisa dell’area cargo il quale non parlando una sola parola di inglese e dopo attimi di non poco imbarazzo dovuto alla nostra incomunicabilità, mi fece il badge per entrare, quasi per compassione…

All’interno dell’area cargo c’èra …l’area cargo. Un inferno di muletti e camioncini che a tutta velocità sfrecciavano a destra e a sinistra, centinaia di braccia che caricavano e scaricavano pacchi da pedane o pedane da pacchi, a volte sia pedane che pacchi contemporaneamente, ogni tanto qualcuno mi lanciava un occhiata come per dire “ma che cosa ci farà qui in mezzo alle balle un gaijin carico come un mulo? Di quanto avrà sbagliato strada? Ah ah ah …”. Dopo circa tre secondi capii di aver sbagliato gravemente l’indirizzo. Inutile raccontare i miei tentativi ridicoli di comunicare con gli scaricatori, preso dalla disperazione fermai la prima persona con un cellulare e gli chiesi soltanto di indicarmi un ufficio.

Ora…, la gentilezza e la disponibilità dei giapponesi è storica, fatto sta che questo tipo mi ha accompagnato a piedi fino all’ufficio informazioni situato esattamente nella parte opposta dell’area, circa un km a piedi.

All’ufficio informazioni sono stati talmente disponibili che la signorina vedendomi tutto sudato e carico di bagagli mi ha chiamato un taxi per accompagnarmi nella seconda area cargo, a 5 km da quella in cui mi trovavo dove avrei dovuto fare un altro badge, una nuova dogana e poi finalmente andare a piedi fino al gate di JAL cargo dove dopo aver riempito vari moduli avrei potuto ritirare il pacco.

Feci la dogana e l’impiegato mi indirizzò fino all’area JAL dove c’èra l’addetto di Alitalia Cargo con cui avevo parlato al telefono a Narita che mi aspettava fuori dall’ufficio venendomi incontro!

Salto tutte le pratiche burocratiche per dire che il gentilissimo e disponibilissimo Kato-san dopo avermi aiutato a riprendere il mio monitor si è offerto di riportarmi a Narita aereoporto con la sua macchina!

Finalmente sullo skyliner svenni dalla fatica.

CONSIDERAZIONI Oggi

La prima considerazione è che a prescindere dalla fatica che ho fatto per riprendere un pacco a Narita Cargo, posso dire che seguendo la giusta procedura il tutto mi è sembrato abbastanza scorrevole, i Giapponesi tengono molto alla precisione nella burocrazia e pratiche di questo genere vengono svolte in estrema velocità. Il mio problema è stato l’aver affrontato tutto questo non sapendo cosa fare e dove andare, ma soprattutto a chi chiedere. Ho voluto scrivere questo resoconto per aiutare chi, se mai fosse, si dovesse trovare nel mio stesso caso. Per qualsiasi informazione dettagliata con piantine dell’area cargo, numeri di telefono utili, non esitate a scrivermi, sarò felice di dare un aiuto.

La seconda considerazione è che probabilmente mi conveniva vendere questo monitor in italia e ricomprarlo qui… magari con lo sconto e il 20% di punti sulla tessera Labi.

Sayonara

;)