sabato 3 settembre 2011

adv giapponese

Se qualcuno si stava chiedendo che fine ha fatto questo blog ecco la risposta. Ho aperto un nuovo blog dove forse ho qualcosa di più interessante da dire, qualcosa di cui posso parlare perchè il mio lavoro vi si basa su. Advertising. Giapponese.
Spero vi interesserà, tornerò a parlare di fotografia appena ne sentirò il bisogno.

http://advgiapponese.wordpress.com/

giovedì 11 agosto 2011

Vecchie pubblicità di macchine fotografiche giapponesi.

Non è un segreto che il mio mestiere non è il fotografo ma il pubblicitario. Questo per spiegare il motivo che mi spinge molto spesso a passare ore trotterellando su YouTube a guardare vecchie e nuove cm (commercial movie) da tutto il mondo. Vivendo a Tokyo sono bombardato continuamente da pubblicità e c'è da dire che la comunicazione giapponese andrebbe analizzata avendo già sulle spalle una serie di conoscenze culturali riguardo il target. Non puoi pretendere di comunicare in giappone con gli stessi canoni di comunicazione europei, questo è quello che dovrebbero capire anche tutta una lunga lista di persone che "purtroppo" lavora in pubblicità e pensa che ogni posto in cui lancia un prodotto sia uguale all'altro. Niente di più sbagliato, anche un bambino darebbe per scontato che per fare pubblicità in Giappone si ha la necessità di qualcuno che in Giappone ci vive, ma questa è un altra storia...
Andando a ritroso negli anni ho notato che le pubblicità di macchine fotografiche non sono mai mancate, a differenza dell'italia dove per quel che io mi ricordi non ho mai visto reclamizzare in tv le nikon che conoscevo grazie soltanto al mestiere del mio papà.
I giapponesi come primi produttori di macchine fotografiche non hanno mai risparmiato per nessuno dei loro prodotti un degno commercial movie e oggi come oggi, andando a riguardare questi mini filmati mi viene da pensare quanto più fossero invogliati i giovani giapponesi degli anni '80 a tentare la carriera del fotografo professionista. Le pubblicità giapponesi di oggi sono del tutto diverse, per lo più con modelli e modelle che hanno perso del tutto la loro posizione di "modelle" in quanto tali ed hanno attraversato l'obbiettivo diventando loro stesse fotografe.
Oggi le reclame di macchine fotografiche raccontano la storia di ragazze (bellissime) fondamentalmente annoiate che gironzolano per il giappone a fare foto con le loro micro-compatte (e gatti nella borsa...). Da you tube un estratto per farsi un idea di quello che sto dicendo. Dal 1977 al 2010.


http://www.youtube.com/watch?v=EBWlA6XFEeM&feature=related


http://www.youtube.com/watch?v=NQDhxn65jlA


http://www.youtube.com/watch?v=RANR5hZTBrQ

http://www.youtube.com/watch?v=7yjCEsGgceU&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=thvunE2YA-c&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=3cQ7hL9iS0c&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=Um1FjRFzJWQ&feature=related



domenica 19 giugno 2011

La memoria del gusto.

La memoria del gusto.
Da quando ho iniziato a vivere qui sono passati esattamente un anno e quattro mesi. Circa.
Ci sono delle cose che ho smesso di fare, cose che considero legate al passato. Il passato trascorso in Giappone intendo, anche se vivo qui da relativamente poco, il tempo percepito mi sembra più lungo perchè non è "volato" come si suol dire anzi è stato centellinato in innumerevoli situazioni così diverse tra di loro che mi viene da considerare "passato" cose vissute esattamente un anno fa. Cosidero "passato giapponese" anche le due volte che sono venuto in vacanza, non legandole necessariamente agli intermezzi trascorsi in italia tra la prima e la seconda vacanza. Con questo prolisso discorso volevo introdurre un riflessione fatta stasera, da tantissimo tempo non bevevo un caffè in lattina. Per l'esattezza un Wonda Morning Shot.
Non ho idea del perchè ho bevuto un caffè freddo alle undici e mezza di sera ma ne avevo voglia. Fatto sta che il caffè in lattina Giapponese ha un gusto unico ed inequivocabile, non è buono, forse non si può nemmeno considerare caffè ma provoca assuefazione. Appena mandato giù il primo sorso ho avuto una sorta di scarica di flashback della mia prima vacanza a Tokyo quando per via del caldo ne bevetti almeno duecento. Con il flashback ho avuto per la durata di un secondo un ricordo "sensitivo" del mio stato d'animo di allora, l'eccitazione per la novità, la curiosità. Ero felice. Molto più felice. Mi fa strano pensare che un caffè in lattina mi riporti indietro nel tempo così violentemente eppure è soltanto mix di caffeina, saccarosio e altre schifezze, ma il sapore della bibita legata al gusto del metallo sulle labbra ha fatto da conduttore in un tunnel temporale personale. Peccato in Italia praticamente non esiste, certe volte gli italiani sono così legati al loro clichet del caffè espresso che la maggior parte delle volte si precludono a priori ogni possibile alternativa. Posso svelare un segreto? Ho smesso da più di sei mesi di usare la moka. Ho comprato un set caraffa+dripper e bevo soltanto caffè drip o americano, secondo me è diverso dal nostro caffè ma non per questo deve essere considerato inferiore.

R.

domenica 5 giugno 2011

Yokohama Minato Mirai

Sabato pomeriggio sono andato a Yokohama per la prima volta. Alle orecchie di alcuni amici suonava strano il fatto che non vi fossi mai andato pur vivendo da quasi un anno e mezzo a Tokyo.
Sinceramente perchè non ho trovato tutto questo bisogno di andarci forse.
Comunque sabato pomeriggio ho preso lo zaino, il cavalletto e la macchina fotografica, ho messo i calzoncini corti (contro il caldo) e mi sono incamminato alla stazione.
Piccola informazione veloce, se volete andare a Yokohama da Tokyo, dovreste prendere la Tokyu Toyoko line ( 東急東横線) linea che fa capolinea a Shibuya. Vi consiglio di prendere il rapido o il semirapido, ci impiegherete circa 35/40 min. La zono portuale è molto carina, si chiama Minato Mirai e significa letteralmente "Porto del Futuro", (che mi fa tornare in mente Odaiba "città teleporto"...) insomma se non vi piacciono gli agglomerati urbani di grattacieli che sbattono la loro imponenza verso il mare, non andateci.
Oltre ad una suggestiva ruota panoramica che di notte si illumina e offre ai fotografi armati di cavalletto interessanti paesaggi in posa lunga, c'è la zona del porto vecchio che consiste in due grossi edifici di mattoncini rossi (all'interno troverete ristoranti et centrum commercialem) i quali vengono illuminati la notte e stagliandosi con lo sfondo di grattacieli e ruota panoramica creano un paesaggio interessante ed quasi irreale da fotografare. (qui)

Mi sono ripromesso di tornarci.
Questo è un estratto degli scatti che ho fatto, ho capito di desiderare un cavalletto più leggero, il mio Slik pesa troppo.




































R.

sabato 14 maggio 2011

Silenziosamente arriva l'estate.

A Tokyo è arrivata silenziosamente l'estate e riflettendo sull'anno passato comprendo che probabilmente ho fatto la metà dei buoni propositi che mi ero prefissato. Allora perché mi sento così indietro ancora?

Non c'è molto da dire, tirando le somme penso che scrivere questo blog mi ha fatto riflettere moltissimo su me stesso, sono senza ombra di dubbio il MIO lettore più fedele, mi rileggo, mi correggo, ci rifletto e ..."ma cosa volevo dire"? ...penso. Criptico, penso.
La realtà è che non sono molto bravo a descrivere le cose mettendo da parte l'emotività, non sono un giornalista e probabilmente nemmeno un fotografo in grado di raccontare storie.
Mi definirei più un cultore del bello ecco. Penso che il mondo ha bisogno anche di queste persone.

Ieri sono andato a Shibuya per cercare sugli spot buoni per il mio prossimo set, sto organizzando degli scatti con una ragazza che fa la barista in un Rock Bar di Tokyo, molto bella e molto tatuata, cosa abbastanza inusuale qui a Tokyo. Si, pur stando nel 2011 il Giappone è ancora ricoperto da un velo di indignazione verso qualsiasi cosa riguardi "l'iniettarsi dell'inchiostro nella pelle con gli aghi". Ma come il popolo degli "Irezumi 入れ墨" (dal giapponese letteralmente insertion of ink under the skin to leave a permanent, usually decorative mark) con una tradizione del tatuaggio millenaria oggigiorno si scandalizza di fronte ad un tatuaggetto? Si. In Giappone il tatuaggio viene ancora considerato come una pratica Yakuza (la mafia) di conseguenza ai tatuati non è possibili accedere in determinati luoghi come i bagni pubblici, i bagni termali o fare determinati lavori (specie se si hanno tatuaggi sulle braccia).
Tornando alla mia modella, non è di certo una criminale ma ovviamente in un posto dove farsi tatuaggi è considerato ancora molto ribelle, di ribelli ce ne sono tanti. In italia ormai sei alternativo se non te li fai. Non voglio aprire assolutamente un dibattito sul tatuaggio, non volevo affermare che le persone si fanno tatuaggi per ribellione, ognuno si tatua per le sue ragioni, dico che farsi un tatuaggio in giappone ha un valore diverso e che bisogna tener conto dell'impatto che avrà sugli altri, sulla società e come si rifletterà sulla tua vita lavorativa. Tutto qui.
La location che ho scelto è abbastanza suggestiva, non è altro che un insieme di scorci tra un palazzo e l'altro non troppo lontano da Shibuya (e dico pure che ci vuole un po di occhio e pazienza per trovare certi posti quindi mettiamo da parte la pigrizia altrimenti siamo tutti fotografi della domenica mattina). Ho scattato qualche posa giusto da "appunto mentale" e spero di riuscire a fare questa cosa entro la prossima settimana.
Mi piacerebbe molto poter fare una mappatura dei posti fotograficamente interessanti di Tokyo, così per dare un alternativa a chi non è interessato alle solite attrazioni che offre la città.

Rispondo subito ad alcune domande che mi sono state fatte riguardo la mia vita qui a Tokyo.

Per chi lavori?
-per nessuno, anzi per me, come fotografo almeno lavoro per me, senza voler nulla togliere agli altri io non voglio dimostrare niente a nessuno, mi interessa solo ritrarre belle realtà, mi piace fare ritratti a ragazze che hanno un viso espressivo perché sono fermamente convinto che basta uno sguardo a raccontare un intera storia, se così non fosse non esisterebbero i vari H-C Bresson. E mo ditemi che non è vero.

Che macchina fotografica usi?
-Una 5D mkII, che sfrutto ahimé pochissimo.

Se non fai il fotografo che lavoro fai?
-Sono un Art Director, lavoro in pubblicità, o meglio lavoravo in pubblicità in italia ora sto cercando una buona agenzia che mi assuma non appena potro cambiare il mio visto studenti che mi costringe a lavorare soltanto part-time.

Studente?! Che studi?
-Studio Giapponese in una scuola, ...si, per poter vivere e lavorare in Giappone si presume che tu riesca a comunicare con gli altri...

Come ti mantieni?
-Grafico Freelance, volantini, foto di eventi, marchette pubblicitarie e tutto quello che capita, Tokyo è una città costosa. Riconosco che in italia non ci camperesti mai in questo modo.

Tokyo è radioattiva? Non hai paura?
-No, non lo è mai stata. Ho avuto paura ma ho stretto i denti.

C'è la possibilità di lavorare come fotografo di moda a Tokyo?
-
Si esiste la possibilità se hai talento e soprattutto se parli abbastanza giapponese da poter comunicare con gli Art e con gli Editor delle varie riviste di fashion, Tokyo è una città che si regge sul fashion, non è strano venire fermati per strada e fotografati per qualche giornale di "snap-shot".
Ecco, magari prima di trasferirvi qui con una valigia piena di sogni valutate bene cosa avete da offrire e cosa fare nell'evenienza che tutto NON vada come avevate programmato.

Spero di aver chiarito le idee a un po di persone. Sono sempre disponibile a rispondere a tutte le email, quello a cui non risponderò più è alle richieste di pianificazione di una vacanza, per quello ci sono agenzie apposite :)

Questi sono gli scatti del posto dove vorrei fare lo shooting.

Ok...ammetto di aver esagerato in post-produzione. Giuro che il set lo scatto in "cyberpunkmode-off".




Il resto delle immagini su www.kokeshidesign.com/photography

venerdì 29 aprile 2011

Archivio di sentimenti.

Ormai sono passati quasi due mesi dal giorno che sembrava aver cambiato le nostre vite.
Incredibile che dopo solo 50 giorni gli eventi scatenati dal terremoto e dallo tsunami con la relativa fuga ad Osaka, mi sembrano successi dieci anni fa. Il cervello umano tende ad archiviare le situazioni e sigillarne le emozioni molto in fretta, quasi come un vecchio bibliotecario pignolo che trova soddisfazione nella sensazione di "silente controllo" datagli dalla polvere depositata sui libri maniacalmente disposti, alfabeticamente catalogati.
Sto ascoltando "Everyday" di Carly Commando, non a caso ho inserito questo pezzo di pianoforte nel mio video sull'hanami, suonato con un crescente ritmo che neanche a farlo apposta si lega ad hoc con il fluttuante movimento dei petali di ciliegio che cadono spazzati dal vento. Il vento che ha portato via l'hanami ha in un certo senso spazzato via le nostre paure, si perchè tutti alla fine sono tornati a Tokyo, forse più consapevoli della terra in cui hanno scelto di abitare.
Cerco di mantenere viva la fiamma del ricordo senza farmi distrarre dalle frivolezze che mi darà questa settimana di vacanza (Golden week), non voglio dimenticare quello che è successo e tutti i buoni propositi fatti nei momenti di lucidità alternati a quelli della confusione e panico, la gente sembra dimenticare in fretta e forse in un certo senso questa è buona cosa, magari servisse a far riattivare in "canali" di turismo e importazione/esportazione giapponesi.
Per quanto riguarda "La Situazione" (sempre con questo appellativo gli amici dall'italia mi chiedono aggiornamenti sulle centrali nucleari) posso soltanto dire che i ragazzi di Unico Lab continuano nella loro certosina opera di traduzione&spiegazione di tutte le notizie che arrivano da Tepco, Aieia e compagnia bella. Non finirò mai di provare sentimenti di gratitudine verso queste persone che pur non guadagnandoci nulla hanno preso a cuore "la situazione" autonominandosi quasi dei "paladini di chiarezza dell'informazione". Un sentito GRAZIE da parte mia che per quanto mi riguarda ho potuto fare ben poco per aiutarli.
Un po meno interessante la situazione dell'Ambasciata Italiana a Tokyo che dopo un ottimo lavoro svolto durante i giorni di caos sono tornati al loro solito tacito abisso di silenzio, in questo momento l'ultimo "update" risale al 22 Aprile. Lungi da me il volerli criticare, io per primo non conosco le dinamiche di lavoro dell'ambasciata però mi permetto di poter pensare (e me lo tengo per me e per questo blog) che se i ragazzi di Unico Lab lo fanno gratis i "ragazzi" dell'ambasciata sono invece pagati dallo stato Italiano, ma lungi da me il voler criticare, lungi lungi lungi...

Vorrei tornare a parlare solo di fotografia ma al momento ammetto di non sentirmi molto coinvolto, ho parecchio giapponese da studiare e in questo momento uscire a fare foto mi farebbe sentire in colpa, mi ri-prometto di uscire per qualche "raid" notturno magari vicino al porto e fare un po di pose lunghe che a quanto pare mi riescono parecchio bene.
Voglio anche ringraziare tutte le persone che hanno sostenuto il mio progetto Free for Japan.
Ho notato che molti fotografi amatoriali tengano alle loro foto molto più di quanto non facciano i professionisti ( "e per professionisti non intendo solo quelli che hanno una p-iva" cit.), mi viene da pensare a gigabyte di fotografie in Raw destinate a prendere polvere digitale nell'attesa dell'occasione giusta di vendere lo scatto al Nat.Geo. Vabbè, a ognuno le sue manie.

Spero di aggiornare presto con discussioni più interessanti e fotografie degne di èsser chiamate tali, la radioattività sta scendendo e questo mi rende felice. Buona Golden Week a tutti!

R.


Questa èra in vendita su Fotolia ma visto che mi stanno antipatici ho deciso di cancellare il mio account e regalarla QUI in alta risoluzione a chi la vuole.
Sono i "little monks" di Kamakura, una zona di mare molto bella vicino Tokyo.

domenica 17 aprile 2011

sabato 16 aprile 2011

新木場港 Shin Kiba sunset

Ieri abbiamo deciso di fare un escursione verso le zone industriali di Tokyo, prendendo la Yurakucho line fino alla sua ultima fermata si arriva a Shin-Kiba e poi tramite un Bus è possibile raggiungere la zona industriale/portuale.

Non so cosa speravamo di trovare, forse scene di industrializzazione cybernetica colmata da fuoco e fiamme provenienti da centrali petrolifere o di gas (gasifere?), in realtà non abbiamo trovato altro che un bel parco dove poter fare dei camping programmati con barbeque e uno splendido tramonto sulla baia.

Questi sono alcuni scatti, ho usato un polarizzatore Hoya sul mio 17-35 f2.8 Sigma, per la post-produzioneho gestito e "limato" i Raw in Lightroom, poi in PS4 ho usato curve e livelli per dare un po di profondità e nitidezza in più (raggiungendo quella naturale che mi èra stata appiattita dalla scarsa qualità del sigma) poi in Camera Efex ho gestito i bianchi e neri li dove ho visto la necessità di far sparire le aberrazioni dell'obiettivo.

Mi farebbe piacere ricevere qualche commento sul mio sito (indirizzo a piè pagina), in italiano o in inglese, critiche sono ben accette ovviamente!

Tutte le foto sono presenti sul BLOG di http://www.kokeshidesign.com/photography

venerdì 15 aprile 2011

Un passo troppo lento.

Un passo troppo lento. Un passo indietro, sempre, a guardare cosa c'è intorno, a guardare chi ci segue. Un passo troppo lento apposta per estraniarmi dalla conversazione. Faccio scintille distraendomi di continuo.
Sono rimasto indietro a contemplare quello che è stato e quanto ero distratto all'epoca, tremendamente distratto. L'hanami alla fine è durato relativamente poco, spazzato da una folata di vento. Sta tornando l'estate così come nel principio.
Sono stato lento e mi hai sorpassato senza neanche darmi il tempo di accorgermene. Sempre un passo troppo lento, sempre un passo indietro. La nostalgia me la comprerò da Bic Camera così come tutto il resto.

R.



"Seoul 15" Pic by Thomas Birke :
http://www.flickr.com/photos/move_lachine/4662449749/in/set-72157624187670400

martedì 12 aprile 2011

Come Quando Tokyo Trema

Il nostro corpo ha molta piu memoria di quanto crediamo.
Me ne sono accorto stanotte. Da qualche giorno ci sono scosse di assestamento leggermente piu forti e piu lunghe del solito. Tornato da Osaka avevo trovato la Tokyo che conoscevo, ogni tanto una "scossetta" cosi per farti presente che sei in giappone non dimenticarlo.
Ieri sulla scala mobile della stazione di Tabata ho scoperto che il mio corpo ha subito un trauma durante quel "famoso" 11 marzo. In una manciata di secondi ho riprovato tutte le brutte sensazioni di quel giorno. Nello specifico ho creduto di doverne vivere "un altro" nel momento in cui la scala mobile che stavo prendendo ha iniziato a fare "giacomo-giacomo". Ho fatto un balzo indietro, mi sono appeso al corrimano e quasi in "auto-pilot" il mio cervello ha iniziato ad analizzare possibili ripari da eventuali cadute di vetri, cocci o neon dal soffitto della stazione. Si, perché ora so come devo comportarmi, siamo stati "addestrati" in questi giorni sia dalla tele che da internet che a scuola dai professori che ci insegnano il giapponese. La scossa non è stata nulla di che. Controllando su internet mi sono quasi rimasto deluso. Peccato che scosse della stessa intensità hanno continuato per tutta la notte fino a stamattina. Ecco perché non ho chiuso occhio. Il mio corpo ha subito un trauma, ora é tremendamente vigile, pronto a scattare a qualsiasi segno di allarme. Non riesco ancora a decidere se la cosa mi piaccia o no.

venerdì 8 aprile 2011

Ancora FREE for JAPAN! da Nakameguro

www.kokeshidesign.com/photography Potete continuare a scaricare le mie immagini ad alta risoluzione per i vostri quadri, desktop, centro tavola, copriwater o quello che volete voi. Mettiamo in share e facciamo girare la bellezza della fioritura dei ciliegi Giapponesi. Questi scatti provengono da Nakameguro quartiere a due fermate da Shibuya.



Questo è il video che ho tirato fuori tra uno scatto e l'altro...

lunedì 4 aprile 2011

FREE for JAPAN! Gratis da Kokeshi Design immagine in HiRez!

FREE for JAPAN! Sul mio sito www.kokeshidesign.com/photography potrete scaricare GRATIS una serie di foto in costante aggiornamento ad alta risoluzione, questo per far si che la bellezza dell'HANAMI possa girare sulle scrivanie delle persone e incentivare il riavvio del turismo in questo splendido paese.



www.kokeshidesign.com/photogra...phy here you can dowload it on High res! FREE for JAPAN! I decided to put a series of images downloadable for free in my website (high resolution). This decision would like to encourage people visit Japan in this beautiful time, dont be scared about the disaster because the rest of Japan is still safe and the tourism is very important for the economy. I hope to help in this way. Hope you'll enjoy my FREE images.

venerdì 1 aprile 2011

Tanto per CONFERMARE quello che ho detto fin'ora. Basta poi non ne parlerò più, promesso, solo fotografia.

Questa è un intervista de "Il Fatto Quotidiano" a l'ingegnere nucleare Paolo Ruffiati. La catastrofe, peggio di Chernobyl. Questo è quello che ne è uscito. Leggete attentamente. Fa paura anche a me.

http://ilfattoquotidiano.it/2011/03/31/%E2%80%9Cconosco-quei-reattori-si-rischia-la-catastrofe%E2%80%9D/101198/

Questo è il blog GiappoPazzie che si sta occupando insieme al blog Unico-lab (blog gestiti da fisici e ingegneri tra l'Italia e il Giappone, non da gente a caso...) che ha chiesto chiarimenti all'ingegnere paolo Ruffiati riguardo l'intervista rilasciata a "Il Fatto Quotidiano" perchè c'èra qualcosa che non quadrava effettivamente a livello di dichiarazioni tecniche.

http://giappopazzie.blogspot.com/2011/04/il-fatto-quotidiano-e-lintervista.html

Come i giornalisti rielaborano i fatti.

Io voglio portare avanti questa crociata contro la disinformazione.

Nelle ultime tre settimane ho imparato più cose sul funzionamento di un reattore nucleare, sulle tecniche di raffreddamento delle barre di uranio e su come funziona la fusione di quanto ne abbia mai imparate nella mia vita e ammetto che leggendo quell'intervista rilasciata da un ingegnere nucleare ho notato anche io delle cose che non quadravano, come per esempio la presenza di GRAFITE nel Vessel (la vasca di contenimento?) che è stato l'elemento RESPONSABILE dell'esplosione di Chernobyl ma che è totalmente ASSENTE a Fukushima (ma questo probabilmente non lo sanno in molti perchè in realtà di come vanno davvero le cose non interessa a nessuno).

Io voglio continuare a specificare che il mio interesse è legato soltanto al bisogno di dire le cose come stanno, non voglio togliere pericolosità alla situazione ancora CRITICA della centrale ma nemmeno voglio dare per SPACCIATO e CONCLUSO questo affare perchè io qui ci vivo e mi vergogno per quello che è stato detto dai giornali senza avere la possibilità di replicare con la verità dei fatti.

R.

giovedì 31 marzo 2011

Unico LAB

http://unico-lab.blogspot.com/2011/03/aggiornamento-emergenza-nucleare.html

Questo è il blog che cercavo, aggiornato quasi in tempo reale, da persone competenti che stanno seguendo la situazione a Fukushima.

Se qualcuno è interessato ed ha la pazienza di leggersi i resoconti probabilmente capirà dettagliatamente come vanno le cose, invece di andarsele a leggere su repubblica o sul corriere o su qualsiasi altro canale giornalistico interessato soltanto a dare le notizie enfatizzandone la parte tragica, perchè lo sappiamo tutti è quello che attira.
Le notizie reali non interessano a nessuno sembra.


http://suchix.kek.jp/guido_cossu/radiation.html
Questi invece sono i dati raccolti da Guido, ricercatore del KEK di Tsukuba (Ibaraki-ken) i dati sono un sunto da tutti i rilevatori di radiazioni (con provenienza indicata) in alcune delle aree da Tsukuba a Tokyo. Buona lettura per chi ne ha voglia davvero.
Grazie.

R.

mercoledì 30 marzo 2011

Fare le foto e farle bene.

Le cose stanno tornando alla normalità, qualcosa sembra cambiato nell'aria, le acque si stanno smuovendo e ieri ho fatto un colloquio in una grossa agenzia pubblicitaria. Finalmente i pezzi della mia vita sembrano ricongiungersi.

Avevo aperto questo blog per parlare di fotografia e sono finito a parlare della mia vita in Giappone. Vorrei tornare a parlare di fotografia e, ad esporre le mie foto perchè credo sia l'unica cosa che so fare. Per questo rimando sempre al mio blog su www.kokeshidesign.com/photography dove scrivo in inglese (ma giusto due righe) ed espongo gli ultimi scatti fatti, in questo caso quelli fatti ad Osaka. Per l'occasione li metto ad alta risoluzione così da poter èssere buoni per farne un wallpaper oppure dei quadretti da stampare come ringraziamento alle persone che mi seguono.

Il micio qui sotto stava tranquillamente appollaiato sul banco degli "Oden" per le strade di "Doubutsuenmae" (動物園前) ad Osaka, tutte le sere quando si tornava a casa veniva d'obbligo salutare il micio degli oden. Se pur con un gatto sul bancone il proprietario non si faceva minimamente il problema dell'igiene (provate a pensare ai peli nel brodo di oden...) non so voi ma io non ho avuto molta voglia di assaggiare quella specialità. Però il micio èra davvero bello.



R.

sabato 26 marzo 2011

Sole.

Oggi c'è il sole. Se non fosse per le notizie alla tele o per le continue richieste di "aggiornamenti sulla situazione" da parte dei miei genitori potrei quasi dire che sembra tornato tutto alla normalità. Anzi, anche le email dell'ambasciata questa mattina sembra abbiano trovato un momento di quiete. Mi verrebbe voglia di andare a farmi una passeggiata al parco se non fosse per il freddo e per il senso di colpa nei confronti dei miei libri di giapponese che aspettano chiusi sul tavolinetto verde al centro della stanza.
Vorrei fare una passeggiata a Shibuya per vedere che aria si respira, un amico mi ha detto c'è in questi giorni sembra diversa. Penso che prenderò i miei libri e andrò a studiare da quelle parti, sperendo di trovare un cafè tranquillo dove poter studiare tutto il pomeriggio.
Oggi greenpeace ha detto che il disastro di Fukushima è salito a livello 7 e quindi a pari di Chernobyl, che fa paura soltanto a pronunciarne il nome. Mi continuo a sommergere di domande a cui non so rispondere. In questi giorni esattamente un anno fa arrivavo a Tokyo. Faceva freddo, molto freddo ma di li a poco sarebbero sbocciati i sakura. Mi chiedo come sarà quest'anno l'hanami, forse ci sarà più posto sotto gli alberi. Spero che l'amosfera rimarrà quella di sempre a prescindere da tutto. Andiamo avanti.

R.

venerdì 25 marzo 2011

Preparare una valigia.

Finalmente a Tokyo. Non mi è mai mancata così tanto casa mia, eppure mi è capitato di stare lontano per molti più giorni. Credo però che non mi sia mai capitato di dover fare una valigia tenendo bene in mente l'ipotesi che quella valigia potrebbe èssere l'ultima che faccio in quella stanza, scegliere bene cosa portare, ricordare il passaporto, non si sa mai, portare il cappotto buono? E la tavoletta grafica? Rivedrò mai questa casa? Tornerò mai in Giappone? Quando ho preparato questa valigia pensavo esattamente queste cose.
Mi ha fatto male devo ammetterlo, non lo auguro a nessuno, anzi credo che poche persone di quelle che conosco abbiano provato la sensazione di dover scappare e penso sia davvero una brutta sensazione. Certe cose le si danno per scontate, almeno noi che viviamo in società agiate, che siamo abituati a i piccoli lussi quotidiani, ci limitiamo a guardare il telegiornale ed ogni giorno a vivere le tragedie di altri popoli come una spruzzata di peperoncino in più sulla pasta. Ma che ne sappiamo cosa è la disperazione. La guerra. Il disastro. Non ci ha mai toccati da vicino. Cosa ne sappiamo che significa scappare da un luogo. Firse i nostri nonni, loro forse si.
Ora non voglio paragonare la mia esperienza a quello che succede ad un paese in guerra, ma se quello che ho provato io è un infinitesima parte dell'ansia e della disperazione che provano i rifugiati che scappano dalle loro case, beh, allora posso affermare che non ci rendiamo conto che cosa sia la disperazione. Mi sento una persona migliore, più risoluta. Alla fine sono di nuovo qui, fino alla fine, fino a che non mi caccieranno.

La valigia è rimasta fuori dall'armadio con il passaporto all'interno. Non riesco a riporla dentro ancora e non so per quanto altro tempo non ci riuscirò.

R.

giovedì 24 marzo 2011

Mnemonic


Vivo ormai da più di dieci giorni in questa piccola stanza di tre tatami. Da quattro giorni data l'influenza non èsco quasi mai dalla stanza, se non per pisciare o per andare a comprare cibo. Fuori c'è doubutsuen, quartiere poco raccomandabile di Osaka, pieno di puttane cinesi e spacciatori di droghe sintetiche. Tutti parlano un dialetto che piano piano incomincio a fare mio. Mi sento un po come Case, come Neo, come Johnny Mnemonic. Questo è fottutamente cyberpunk. Questa città è fottutamente cyberpunk.

R.

mercoledì 23 marzo 2011

La moretti di Osaka

Osaka è una città da condividere. Ecco cosa non riesco a fare, starmene da solo come quando sono a Tokyo. Li posso stare giorni senza dover parlare con nessuno e non sentirmi solo. Qui mi sento solo. E malato. Voglio tornare a casa mia.
La ragazza che mi sta di fronte sulla scala mobile ha la gonna troppo corta e le si possono vedere gli slip. Un altro giorno probabilmente sarei sceso due gradini piu in basso, oggi ho la nausea, non solo per via degli effetti collaterali delle medicine, il mio fisico ha una carenza di normalità, quella vera. Mi vedo al centro con un amico, almeno mi distraggo ma l'idea di rimanere ancora due giorni in ostello da solo mi mette di cattivo umore. Se domani mi sentirò bene, se le notizie dalla centrale continueranno ad essere stabili potrei prendere in considerazione di tornare a casa mia. Le notizie sull'acqua sono poco rassicuranti ma in fin dei conti nessuno sperava di trovare le cose tutte aggiustate anzi meglio di prima. L'ambasciata pian piano inizia a "sbottonarsi". Adesso dice di avvisare nel caso di rientro a Tokyo e che by the way la situazione continua e continuerà ad essere instabile per un po di tempo. In pratica se vuoi tornare fai pure, se succede qualcosa sono stracazzi tuoi perché noi ti abbiamo avvertito. Simpatia. Questo è l'ultimo tamiflu che prendo, spero non vada a cozzarmi con la mezza Moretti che mi sono fatto a cena. Si, ad Osaka si può trovare Moretti alla spina.

R.

domenica 20 marzo 2011

Come cambiano le cose.

La realtà è che la mia vita è parzialmente cambiata.

Vivere questa "cosa" mi ha fatto riflettere su come la vita possa cambiare immediatamente. Siamo appesi a un filo, un equilibrio che ci creiamo un millimetro alla volta in anni di lavoro.

Dal giorno del terremoto sento che qualcosa dentro di me è cambiato, anzi dentro e fuori.
La routine giornaliera, l'ansia per l'esame di giapponese, i preparativi per passare l'hanami tutti insieme, è stato tutto lavato via da quello tsunami, lasciando un terreno arido di ansia, paura, disperazione. Mi sento più forte ma al contempo sono straziato, vorrei non fosse mai accaduto nulla, avrei preferito èssere bocciato all'esame.
Vedere una persona a cui tenevo moltissimo prendere e partire per non far più ritorno mi fa capire quanto la vita sia in bilico, le certezze siano incertezze e come i sentimenti possano cambiare in un secondo, anzi in 120 secondi.

Ultimamente parlando con un amico appassionato di cultura indiana etc. ragionavamo su come il mondo stia cambiando, si stia evolvendo nel bene e nel male, con tutte le conseguenze che ne derivano. Il nostro di mondo è appena cambiato, radicalmente. Da questa stanza di due metri per tre metri posso sentire il rumore delle strade di Osaka, mi conforta ascoltare la gente che canta nel karaoke qui sotto, vecchie canzoni giapponesi, io almeno sono qui al caldo e mi vergogno certe volte di pensare a quanto sono stato sfortunato quando c'è gente che ha perso la casa, o la vita.

R.

sabato 19 marzo 2011

39.6

38.3, 39.1, 39.6, 39.3, 38.5, 39.2

No, non sono le magnitudo del terremoto e nemmeno i micro sievert delle radiazioni.
Sono le "temperature" misurate dalla mia ascella nelle ultime 48 ore.
Ebbene mi sono ammalato e da due giorni sto chiuso in albergo quindi addio ai sogni di gloria reportagistici in Osaka. Sembra assurdo perchè la mia battaglia interiore per vincere la febbre mi fa sentire più vicino alla battaglia per raffreddare Fukushima. Anche io come loro sto combattendo per stabilizzare la situazione a suon di pasticchette per abbassare la temperatura. Praticamente sto spegnendo un incendio con un bicchiere d'acqua, ahh buona vecchia cara tachipirina, una bella sudatona e poi via come nuovo. Peccato che la mia scorta di farmaci italiani sia tutta a Tokyo.
In questi giorni mi sto vivendo più del solito la hall dell'hotel, chiamiamola zona ricreativa.
Qui c'è gente di ogni nazionalità che come noi ha preferito spostarsi ad osaka per qualche tempo, altri invece stanno soltanto aspettando che si liberi un posto sul primo volto per tornare nel proprio continente.
Devo ammettere che la tentazione di sfruttare il volo gratuito è molto forte, ma l'idea di tornare a casa ed èssere assaltato da una massa informe di persone che verrebbero subito a chiedermi particolari salienti di questi ultimi giorni, ecco questo un po mi spaventa. Anche perchè in realtà le persone non vogliono cambiare idea su un concetto del quale se ne sono già fatta una, e non sarò certo io a portare la grande verità ovvero che a Tokyo la vita non si è mai interrotta dal giorno del terremoto, che i livelli di radiazioni sono inferiori a quelli di Roma e che entro breve tutto tornerà alla normalità. Per queste persone ormai la verità è: il Giappone è spacciato, i giapponesi sono un popolo senza emozioni e il governo giapponese ha nascosto e continua a nascondere la gravità dei danni.
Per tutti quanti la sola cosa importante è tornare. Non importa a nessuno quello che succede DOPO, l'importante è accontentare tutti quanti, (non inserisco la mia famiglia nel "tutti quanti" dal momento che ho ben spiegato loro le mie ragioni) tornare a casa, farsi vedere da tutti la sera al Gavozza, rispondere alle domande e confermare quanto detto già dai media, ovvero il giappone è pericoloso. Nessuno pensa a quello che viene dopo, al biglietto di ritorno per Tokyo che non sarà ovviamente gratuito, al fuso orario e lo stress che comporta tornare per solo sette giorni, al dover riorganizzare la mia vita a Tokyo da l'Italia e non in loco.

Ma questo non è importante, l'importante è tornare, è un favore che faccio alla comunità non a me stesso.

R.

the hyper rescue team

Vorrei spendere due parole sulla squadra dei 150 vigili del fuoco volontari che sono stati mandati a Fukushima ad irrorare il reattore 3 con gli idranti. Si chiamano "the hyper rescue team".
In realtà c'è ben poco da dire, sono queste persone che fanno grande il mondo ed è un peccato che non sono quasi stati mensionati dai vari media che ritengono più importanti i dati sull'economia del Giappone piuttosto che raccontare la storia di questi eroi che vanno a rischiare la vita anche per me.

errata corrige// sono stato informato appena che in realtà in Italia se ne è parlato. Incredibile la velocità con la quale sono stato ripreso per la mia svista, che attaccamento patriottico all'informazione che fino a ieri non ha fatto altro che seminare dati a caso spargendo ansia e panico nella mia famiglia. Chiedo Venia.

venerdì 18 marzo 2011

la febbre di Osaka.

E così dopo 4 giorni di Osaka iniziamo a vederci chiaro. Quantomeno adesso penso di aver capito cosa voglio fare, ovvero tornare a Tokyo. Oggi la mia tempra d'acciaio ha mostrato i primi segni di cedimento portati da un febbrone che non mi ha fatto chiudere occhio stanotte. Credo che sia stata la conseguenza diretta allo stress degli ultimi giorni come per esempio il terremoto, l'allontanamento da Tokyo, le ansie, l'insicurezza su cosa fare nel prossimo futuro. Ora mi sembra tutto più chiaro almeno, o forse sono soltanto queste "kusuri" potentissime che mi hanno dato in farmacia per abbassare la febbrA.
Pare che la situazione a Fukushima si stia parzialmente stabilizzando. Non ne saremo certi finche quei reattori non saranno sigillati in sarcofaghi di cemento armato. Da parte nostra non possiamo fare altro che continuare a consultare i dati dei rilevatori di Tsukuba - Ibaraki, contatori geiger a cui abbiamo accesso tramite un ragazzo che fa il fisico a tsukuba, in questi giorni se non ci fosse stato lui a spiegarci il funzionamento dei reattori e a rassicurarci, credo che avremmo vissuto tutto con molta più tensione.
Credo che la febbre si stia abbassando veramente.
L'idea di tornare a Tokyo mi fa tirare un sospiro di sollievo, mi manca il mio letto. Al contempo pensare di passare altre due settimane (fino a l'inizio della scuola) in una metropoli parzialmente deserta mi mette un senso di angoscia. Credo proprio che mi concentrerò sullo studio del giapponese e sulla fotografia di una città che in queste condizioni non ho mai visto.

R.

giovedì 17 marzo 2011

Inception

Hai presente il film "Inception" con Di Caprio, quando verso la fine creano il sogno nel sogno e tutto scorre a rallentatore... ecco la sensazione che sto provando in questi giorni mi ricorda esattamente quella scena. Mi sembra di vivere tutto a rallentatore, mi sembra di vivere quei secondi che passano tra quando il boia alza in aria l'accetta e la fa ricadere sulla tua vita, siamo in attesa di vedere da quale parte del ceppo rotolerà la nostra testa, ma il colpo d'ascia cade a rallentatore, quasi a un millimetro l'ora si abbassa inesorabile sui nostri destini.
In questi giorni ho capito una cosa, amo questo posto più di quanto immaginavo.
Ho smesso di svegliarmi la mattina con l'amarezza del rendermi conto che non è stato un sogno, anzi ho recuperato parzialmente la stanchezza degli ultimi cinque giorni, mi sento attivo, ho voglia di muovermi, parlare e ricostruire. Ho voglia di vivere e non ho più timore di confrontarmi con nessuno sulla faccia della terra. Venite che vi spacco il culo.

Le cose ad Osaka vanno incredibilmente meglio, ci siamo scrollati le paranoie di dosso, riusciamo a ragionare sul da farsi e scherzare sulle innumerevoli differenze tra Osaka e Tokyo. A dirla tutta non approfondiamo più di tanto l'argomento, Tokyo ci manca da morire e abbiamo tutti paura di perdere in qualche modo le vite che ci siamo costruiti li.
Personalmente ora come ora tornare in Italia per un breve lasso di tempo non mi spaventa più dal momento che ho ripreso pieno controllo delle mie emozioni, in realtà la voglia di rimanere ad Osaka e continuare a collaborare con l'agenzia francese che mi chiede le foto è molto stuzzicante. Mi hanno chiesto di tornare a Tokyo a fotografare il caos e l'evacuazione ma la realtà è che non stanno evacuando nessuno e i giapponesi continuano a mandare avanti la loro vita senza troppi intoppi. Io di tornare a Tokyo in questi giorni non ho voglia, l'ombra delle centrali instabili incombe sui miei pensieri di fama e di gloria.

R.

mercoledì 16 marzo 2011

Andiamo a sud e stacchiamo da questa aria pesante.

Stamattina ho bevuto soltanto un caffè. Invece dei soliti tre ai quali ormai il mio fisico si era abituato per mantenersi sveglio e reattivo. Forse perché non ho passato la notte a casa mia ma da un amico. Anche essendomi portato il mio pacco di caffè Ucc e i filtrini non sono riuscito alla fine a prepararmene abbastanza per le mie solite tre tazze. Non è il caffè che mi manca, il sonno forse, ecco quello si. Da ormai quattro notti che non riesco a stare in fase rem per piu di tre ore credo. Quest'ultima notte credo fosse lo sfinimento che ha smorzato il mio cervello e mandato in coma irreversibile il mio corpo.
Scrivo dallo shinkansen per Osaka, dove nonostante le tre ore di viaggio che mi aspettano, cullato dagli ondeggiamenti del treno superveloce non riesco proprio a dormire. Non credo che sia la paura del nucleare, la paura di dover aspettare davanti alla tele di un motel (sempre a trovarne uno) qualche nuova tragica notizia, senza sapere cosa fare come farlo, è soltanto un senso di disperazione che inizia a pervadermi alla luce dell'ipotesi di lasciare il giappone ora, troncare in meno di due secondi gli ultimi dodici mesi della mia vita.
Ho deciso di venire a vivere qui perché amo questo posto ed ho accettato di stare qui nella buona e nella cattiva sorte, ma non avevo mai riflettuto su come un evento di forze maggiori avrebbe messo cosi a rischio tutti i miei progetti.
Sono molto triste. Spero ancora che la fortuna, il buon karma e un nuovo giorno portino buone notizie e che tutto questo diventi soltanto una di quelle storie che si raccontano davanti a un paio di birre.

Ironia della sorte. Preparandomi per l'esame di giapponese la settimana scorsa mi sono soffermato su un kanji in particolare, chiedendomi il perché una parola del genere dovrebbe essere cosi importante da studiare dato l'argomento che a me risultava un po scaramantico e poco simpatico.
Il kanji era 震源地 si legge "shin ghen ci" e vuol dire epicentro sismico.

R.

sabato 12 marzo 2011

Vivere un disastro ambientale.

Non ho mai pensato che un giorno sarebbe successo davvero. Ammetto di aver fantasticato dietro i dvd del National Geographic, guardando grandi fotografi addentrarsi nell'occhio del ciclone, impavidi, con freddezza e professionalità incuranti del pericolo scattare foto impressionanti.
Ieri pomeriggio qui a Tokyo c'è stato il terremoto più forte degli ultimi 40 anni dicono. Ed io èro qui.
Ho sempre pensato che se mai un giorno mi fossi trovato in una situazione del genere avrei avuto la fermezza d'animo di prendere la mia macchina fotografica ed uscire fuori a documentare il documentabile. La verità è che la paura è qualcosa che ti consuma e che ti sfinisce. No, non sto esagerando, qui a Tokyo in fin dei conti è stato soltanto un potente terremoto, nulla a confronto di quello che è successo a Sendai ma tutta questa atmosfera, questa pesante tensione nell'aria, il percepibile nervosismo negli occhi dei giapponesi, le scosse di assestamento che continuano per tutto il giorno (e la notte) è qualcosa che pian piano ti entra dentro e ti consuma, non riesci a riposare, c'è qualcosa dentro di te, una sottile ansia che ti tiene in allerta verso ogni segnale, suono, sensazione percepibile.
Ieri sera tornavo a casa dalla stazione, faceva impressione vedere la massa di persone che rimaste bloccate a causa dell'interruzione della linea metropolitana, facevano un interminabile fila verso la fermata dell'autobus. I convenient store totalmente vuoti, il McDonald 24h chiuso, ma più di tutto avvicinandomi verso casa un silenzio spettrale, quel silenzio che sembra quasi un ronzio, rotto soltanto dal rumore della radio accesa di una pescheria vicino casa ripete "a nastro" i nomi dei dispersi mancanti all'appello. Ebbene, questo per dire che non ce l'ho fatta. Non sono stato in grado di prendere la mia macchina fotografica e andare a documentare tutto questo, la sola cosa che ho sentito necessaria è stata tornare a casa, rimettere a posto il caos dell'appartamento e rassicurare i miei familiari. Forse rassicurare me stesso. Credo che in questi momenti specialmente senti di èssere lontano da casa, dai tuoi cari. Ora, 48 ore dopo, sento ancora un senso di innaturale calma e l'unica che posso fare è cercare conforto tra le persone che hanno vissuto il mio stesso shock. Mentre scrivo queste righe sgrammaticate ho la tele accesa dove annunciano le scosse di assestamento in diretta, cosa terrificante. Non penso sia necessario raccontare dove mi trovavo durante le scosse perchè trovo sia peggio " l'hangover " del giorno dopo, il rendersi conto di cosa è successo, di cosa poteva succedere, di quanto si è stati fortunati stavolta.

R.