sabato 19 marzo 2011

39.6

38.3, 39.1, 39.6, 39.3, 38.5, 39.2

No, non sono le magnitudo del terremoto e nemmeno i micro sievert delle radiazioni.
Sono le "temperature" misurate dalla mia ascella nelle ultime 48 ore.
Ebbene mi sono ammalato e da due giorni sto chiuso in albergo quindi addio ai sogni di gloria reportagistici in Osaka. Sembra assurdo perchè la mia battaglia interiore per vincere la febbre mi fa sentire più vicino alla battaglia per raffreddare Fukushima. Anche io come loro sto combattendo per stabilizzare la situazione a suon di pasticchette per abbassare la temperatura. Praticamente sto spegnendo un incendio con un bicchiere d'acqua, ahh buona vecchia cara tachipirina, una bella sudatona e poi via come nuovo. Peccato che la mia scorta di farmaci italiani sia tutta a Tokyo.
In questi giorni mi sto vivendo più del solito la hall dell'hotel, chiamiamola zona ricreativa.
Qui c'è gente di ogni nazionalità che come noi ha preferito spostarsi ad osaka per qualche tempo, altri invece stanno soltanto aspettando che si liberi un posto sul primo volto per tornare nel proprio continente.
Devo ammettere che la tentazione di sfruttare il volo gratuito è molto forte, ma l'idea di tornare a casa ed èssere assaltato da una massa informe di persone che verrebbero subito a chiedermi particolari salienti di questi ultimi giorni, ecco questo un po mi spaventa. Anche perchè in realtà le persone non vogliono cambiare idea su un concetto del quale se ne sono già fatta una, e non sarò certo io a portare la grande verità ovvero che a Tokyo la vita non si è mai interrotta dal giorno del terremoto, che i livelli di radiazioni sono inferiori a quelli di Roma e che entro breve tutto tornerà alla normalità. Per queste persone ormai la verità è: il Giappone è spacciato, i giapponesi sono un popolo senza emozioni e il governo giapponese ha nascosto e continua a nascondere la gravità dei danni.
Per tutti quanti la sola cosa importante è tornare. Non importa a nessuno quello che succede DOPO, l'importante è accontentare tutti quanti, (non inserisco la mia famiglia nel "tutti quanti" dal momento che ho ben spiegato loro le mie ragioni) tornare a casa, farsi vedere da tutti la sera al Gavozza, rispondere alle domande e confermare quanto detto già dai media, ovvero il giappone è pericoloso. Nessuno pensa a quello che viene dopo, al biglietto di ritorno per Tokyo che non sarà ovviamente gratuito, al fuso orario e lo stress che comporta tornare per solo sette giorni, al dover riorganizzare la mia vita a Tokyo da l'Italia e non in loco.

Ma questo non è importante, l'importante è tornare, è un favore che faccio alla comunità non a me stesso.

R.

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